Determinante la disparità economica comunque esistente fra i due ex coniugi
L’assegno di mantenimento è uno strumento messo a disposizione dalla legge per tutelare il coniuge più debole economicamente in caso di separazione e divorzio: viene calcolato in misura proporzionale allo stipendio del coniuge più abbiente e in linea di principio dovrebbe assicurare alla persona che lo percepisce di riuscire a mantenere lo stesso tenore di vita di cui godeva durante la vita matrimoniale.
Questo per impedire che il soggetto più debole, appunto, sia costretto a rimanere sposato temendo di non avere più assicurata la sussistenza o il tenore di vita al quale è abituato.
Sono essenzialmente due i principi su cui si basa l’erogazione dell’assegno di mantenimento: come detto, la conservazione di uno stile di vita simile a quello matrimoniale e la disparità economica fra i due coniugi.
Quando queste condizioni sono presenti, l’assegno viene attribuito ed è passibile di aggiustamenti in base alle modifiche della situazione patrimoniale degli ex coniugi.
Anche se l’ex moglie è ricca ha diritto all’assegno di mantenimento
La Corte di Cassazione, con la sentenza 1154/2015, ha dimostrato come le due condizioni sopra nominate siano molto importanti anche quando apparentemente la situazione è diversa: una donna si è vista negare l’assegno di mantenimento dopo il divorzio perché, secondo i giudici di merito, il suo stipendio le permetteva di mantenersi senza aiuti da parte del marito.
La donna percepiva infatti uno stipendio di 1200 euro, era l’assegnataria della casa coniugale e aveva recentemente comprato con il suo stipendio una macchina nuova ed uno scooter: i giudici territoriali avevano quindi disposto che il padre contribuisse economicamente ai bisogni dei due figli ma non a quelli della moglie, giudicata autonoma.
L’ex moglie ricorreva quindi alla Corte di Cassazione rivendicando il suo diritto all’assegno di mantenimento: e la Corte le dava ragione in virtù della disparità economica esistente fra lei e l’ex marito.
Il fatto che lei guadagnasse un buon stipendio e vivesse nella casa coniugale (di proprietà dei genitori di lui) non era importante a paragone dell’importante disparità economica presente fra lei e l’ex marito, un libero professionista con una capacità economica molto elevata.
Per questa ragione il ricorso della signora veniva accettato e la sentenza di primo grado annullata.
Assegno di mantenimento: quando spetta e quando no
Il diritto all’assegno di mantenimento decade quando ad uno dei due coniugi viene addebitata la separazione, oppure quando si risposa.
Inoltre, sono sempre possibili revisioni basate su modifiche sensibili delle capacità economiche di uno o dell’altro coniuge: miglioramenti o decadimenti della situazione monetaria possono dare luogo a conseguenti modifiche.
In alcuni casi basta anche una convivenza more uxorio a far perdere il diritto all’assegno di mantenimento: è però necessario dimostrare che la nuova famiglia di fatto creata dall’ex coniuge sia una famiglia a tutti gli effetti, basata su principi e valori simili a quella della famiglia legittima, e che abbia portato alla rescissione dei legami con la precedente vita familiare.